L’evento si è tenuto a Milano presso il Circolo e Centro Studi Caldara il 10/02/2025 alle ore 18:30.
Hanno partecipato Alessandro Rosina, demografo e professore universitario, e molti altri…
La seconda iniziativa di “Ehi Milano, come stai?”, con la partecipazione del demografo Alessandro Rosina, si è concentrata su come sono cambiati i milanesi negli ultimi 15 anni. Dal 2008 Milano è cresciuta di circa 100.000 abitanti, superando 1,4 milioni di residenti, più grazie all’arrivo di nuovi cittadini che alle nascite. L’età media è rimasta stabile (45,5 anni contro i 46,6 della media nazionale), mentre il saldo migratorio positivo ha favorito una composizione demografica più giovane rispetto al resto d’Italia.
Negli ultimi 15 anni, i residenti tra i 20 e i 34 anni sono diminuiti del 16% a livello nazionale, mentre a Milano sono aumentati del 23%, superando quota 250.000. Questo è dovuto in parte a un piccolo boom di nascite nel Nord-Ovest e soprattutto all’attrattività della città: oltre il 35% dei nuovi residenti ha tra i 25 e i 35 anni. Anche la fascia 35-49 anni è calata meno rispetto al resto del Paese, mentre la popolazione tra i 50 e i 64 anni è aumentata significativamente, riflettendo l’invecchiamento dei baby boomers. Gli over 65 mostrano un leggero calo, mentre gli over 80 crescono meno che nel resto d’Italia.
Il prof. Alessandro Rosina ha notato che se questa dinamica continua Milano potrà mantenere un equilibrio generazionale per i prossimi 10-15 anni (slides 8-11). Tuttavia sarà necessario intervenire per sostenere e trattenere i giovani quando decidono di formare una famiglia. Dal 2008 la natalità è crollata: dai 12.871 nati del 2007 ai soli 8.759 del 2024. Il costo della vita e la qualità dei servizi giocano un ruolo chiave: senza un potenziamento degli asili nido, del trasporto pubblico e dell’edilizia residenziale accessibile, Milano rischia di perdere la sua capacità di attrazione. Inoltre, la città è sempre più composta da persone sole: il 56,8% dei nuclei familiari è formato da un solo individuo, con picchi tra i 30-34enni e gli over 80.
La crescente internazionalizzazione ha portato la quota di residenti stranieri dal 8,5% nel 2003 al 21,4% nel 2023. Tuttavia, la crescente segregazione spaziale potrebbe ostacolare l’integrazione. Serve un’azione di governo per garantire coesione sociale, con politiche abitative, scolastiche ed extrascolastiche che favoriscano il mescolamento tra milanesi di origini diverse.
Come ha sottolineato Franco D’Alfonso, presidente del Centro Caldara, “in occasioni come queste si esce con più domande che risposte, ed è un bene: vuol dire che non ci si limita ad ascoltare, ma si rimette in moto uno spirito critico e un dibattito pubblico che è stato un valore e una caratteristica di Milano che da troppo tempo sembrava declinare. È importante però che questo dibattito non resti a livello intellettuale e di studio ma si trasformi in scelte e opzioni politiche. La città che cambia non lo fa all’interno dei confini municipali più o meno estesi, ma lo fa per adesione a schemi di vita e modelli culturali. Uno studente universitario che si forma a Milano e poi lavora a Berlino o va a vivere nella verde Brianza non è meno milanese di chi resiste alla gentrificazione dal suo appartamento di Porta Cicca. E quindi le istituzioni, a partire dal Comune, non possono più ragionare solo sui ‘residenti’ ma sulle reti. E alla svelta.”
Milano è in continua evoluzione: comprendere i suoi cambiamenti è essenziale per garantire opportunità e benessere, evitando il rischio di una città sempre più esclusiva, solitaria e frammentata.